Con lui abbiamo vissuto le Notti Magiche dei campionati del mondo del 1990 e ci ha fatto gioire ed esultare ad ogni goal che realizzava…
L’Italia sportiva e non, è in apprensione in queste ore per le condizioni di salute, di Totò Schillaci, ex giocatore della nazionale italiana di calcio, ricoverato nel reparto di Pneumologia dell’Ospedale Civico di Palermo.
Schillaci sta combattendo contro un tumore al colon che, nonostante gli interventi chirurgici a cui si era sottoposto in passato, si è ripresentato in maniera aggressiva.
Ma cos’è il tumore al colon e come è possibile prevenirne il rischio di formazione?
Ne abbiamo parlato con il team del dell’U.O. di Radioterapia del Centro Aktis, la cui direzione tecnica è affidata al dott. Nicola De Rosa.
“I tumori del colon-retto sono le neoplasie più frequenti in Italia e la sede più spesso coinvolta è il retto (30-40%). L’incidenza del carcinoma del retto aumenta tra i 40 e i 50 anni, con un picco alla settima decade e la sopravvivenza a 5 anni in Italia è pari al 62%.
Fattori di rischio sembrano essere: dieta ricca in grassi animali, obesità, diabete di tipo II, ridotta attività fisica, fumo di sigaretta, eccesso di alcol, malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), familiarità o sindromi ereditarie (quali la FAP e la sindrome di Lynch).
Per quanto riguarda i possibili sintomi di esordio, il dolore, localizzato o diffuso a tutto l’addome, compare precocemente, è ingravescente e spesso è di tipo colico. Possono essere presenti alterazioni del transito intestinale (diarrea, incontinenza fecale) e mucorrea. Inoltre, i pazienti con tumori del retto presentano spesso ematochezia, tenesmo e restringimento del calibro delle feci (feci nastriformi o feci caprine). Possibile la comparsa, anche, di anemia.
Specificamente ai tumori del retto, la valutazione strumentale e la stadiazione clinica prevedono in primis una colonscopia con biopsia della lesione sospetta, ottenendo così una diagnosi istologica (più frequentemente di adenocarcinoma). Se confermata la presenza di neoplasia, si può procedere ad esempio con una risonanza magnetica addomino-pelvica e con una tc total body per valutare l’estensione loco-regionale di malattia ed eventuali sedi sospette a distanza.
L’iter terapeutico successivo, guidato dai risultati della stadiazione strumentale, può prevedere per i tumori del retto un approccio esclusivamente chirurgico per malattie in stadio iniziale e senza coinvolgimento linfonodale, oppure un iniziale trattamento radioterapico con o senza chemioterapia associata che precede l’intervento per migliorarne l’efficacia e ridurre il rischio di recidive future. Nelle malattie più estese è anche possibile considerare una iniziale chemioterapia, seguita da radioterapia e poi chirurgia.
In tutti questi casi, dopo la chirurgia l’esito dell’esame istologico guiderà i successivi trattamenti aggiuntivi e le modalità del follow up”.
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